All'improvviso, hai una dolorosa illuminazione, che ti riporta indietro nel tempo, a quando il tuo romanzo era in fase di scrittura, a quando lo amavi già, come un figlio nel ventre, ma nessuno lo aveva ancora mai letto e ti chiedevi come sarebbe apparso. Torni, quasi ci rotolassi su, a quel momento e ti dici: tante belle parole, ma se in fin dei conti questo romanzo facesse schifo? Forse è una noia mortale, forse è scritto malissimo, forse con questa lunghezza solo quattro gatti arriveranno alla fine.
Insomma, ogne scarrafone è bello a mamma soja, ma agli altri? Intendiamoci, so di non essere a un livello base, ma forse ho anche creduto troppo ai commenti che mi sono arrivati: non perché non fossero sinceri, anzi, ma tirando un po' di somme quante persone lo hanno letto? Poche. Quante ci stanno credendo?
Io. Ma io non faccio testo.
Si dice che, se hai scritto qualcosa di buono, prima o poi qualcuno ti pubblicherà, eppure inizio a pensare che questo non avverrà mai -e se due più due fa quattro…
Lo so, lo so che mi faccio le pippementali, mai negato. Però non ho potuto fare a meno di pensarlo, quando ho realizzato di vivere una sorta di innamoramento per i miei protagonisti, per quello che vivono e fanno; la chiave è stata proprio innamoramento: lo sappiamo tutti che l'amore è cieco, che ci rende un po' stupidini, che come una madre con il proprio bimbo, vediamo tutto perfetto (ok, perfetto no, ma è perché sono tra.gi.ca.mente autocritica!), io che vorrei gridare al mondo intero il mio amore per i miei protagonisti; l'innamoramento ti fa vedere le stelle più luminose, l'innamoramento ti appanna gli occhi… Questo mi ha fatta rimanere più o meno così:
. .
O
E credo ci sia un unico modo per sapere la verità.
Il problema è: quanto farà male questa verità, considerando come stanno andando le cose?