giovedì 27 ottobre 2011

Scrivere: soggetto, predicato, punto

Negli ultimi tempi mi sono sentita spesso dire che i libri prolissi sono noiosi e inutili; che l'uso di aggettivi e avverbi va limitato; che la sintesi  è un'arte; che i periodi lunghi confondono il lettore, rallentando la comprensione e quindi la lettura.
Bene, sono d'accordo con tutto questo e so che io, che non tendo a scrivere proprio così, ho spesso bisogno di lavorarci sopra. Però ultimamente noto che alcuni autori, forse forti dei manuali di scrittura, tendono a scrivere in maniera opposta.
Io non sono d'accordo con questa idea di prendere alla lettera tali direttive, non solo perché toglie personalità alla scrittura, ma anche perché finisce per essere fastidiosa nello stesso modo. Va bene avere gusti diversi: avere fan dei periodi lunghi, dei testi prolissi, come avere fan della scrittura pulita e asciutta, ma a tutto c'è un limite. E come ce ne sono nel primo caso, dovrebbero essercene nel secondo.

Mi chiedo perché si senta sempre l'accusa al complesso e ridondante e mai il contrario: per me, scrivere soggetto, predicato, punto è in qualche modo terribile; forse non è un errore, come potrebbe esserlo la ridondanza (sempre?), ma non è neppure una bella scrittura. Soggetto, predicato, punto -con qualche complemento o attributo sparso- è una scrittura da scuola elementare che non dà niente di più che una lista della spesa; è un metodo assai banale per non incorrere in errori. Inoltre mette un'ansia ingiustificata.

Maccabeo si avvicina. Asdrubaldina sorride contenta. Indossa i suoi vestiti migliori. La serata andrà benissimo. Di certo i due si metteranno insieme. Lei pensa che lui la bacerà e sorride ancora di più; si rilassa felice. Maccabeo la trova bellissima e crede che sarà la volta buona: lei gli dirà di sì. Din, don, dan.
***
La strada è buia e silenziosa. Un cane è immobile accanto a un palo. Il cielo promette pioggia. Il freddo è pungente. Io ho solo una maglietta leggera. Decido di correre a tutta birra e scatto. Il cuore mi batte a mille. Le gambe volano. Qualcosa gracchia nell'oscurità. Mi fa venire la pelle d'oca. (e a me l'orticaria)
***
La sua bocca era sulla mia. Le sue mani mi sbottonarono la camicia, mi tolsero la maglietta e sganciarono il reggiseno. La luce era soft. La stanza era avvolta dalla ruvida e romantica voce di Armstrong. Le labbra di Baldovino scesero sul mio seno e io ansimai. Le mie dita accarezzarono la sua pelle nuda. Il respiro si fece veloce.
Ci spostammo sul letto con le lenzuola fresche di bucato. Il suo corpo scivolò sul mio; il mio si scaldò.
E ciccì e coccò.


Ecco, ho cercato di fare tre esempi diversi, li ho fatti al volo, niente di che.
A leggerli, a me mettono ansia. Quando leggo, ho bisogno di non correre troppo, di seguire il ritmo di ciò che succede, di addentrarmi nei meandri della vicenda e riflettere; altrimenti mi vedo un film in un paio d'ore!
Soggetto, predicato, punto - o anche meno- ha senso se è una scena veloce: trattasi di sveltina, ok. "Mi strappò i vesti. Le sue labbra su di me erano avide. Il mio cuore in subbuglio, il respiro veloce. Mi gettò sul letto. Ansimai. Ed era dentro di me. E tumpete, tumpete, tumpete!"
Così potrebbe andare, ma se descrivo una scena romantica, lenta, con musica e luce soft, la lista della spesa rovina tutto. Ecco, non so voi, ma io vorrei godermela questa scena romantica.
Nel secondo esempio, avrebbe avuto senso se prima della corsa ci fossero stati tempi più lunghi e poi lo scatto quando la protagonista corre. Così non c'è variazione: fa schifo!
Nel primo, meno male che Asdrubaldina si rilassa perché io non mi sono rilassata per niente!

Allora, sono solo io ad avere questa impressione?
Insomma, ok che più il libro è lungo e più si paga, ma che, stai scrivendo un telegramma?
Il libro è iniziato. PUNTO. (8o centesimi) Il libro continua. PUNTO. (60 centesimi) Il libro è finito. PUNTO. (80 centesimi) Sarebbe meglio, almeno così è brevissimo, non paghi niente e siamo tutti felici e contenti. (per tutto il resto c'è Mastercard)
Una subordinata che non sia "Tizio ha detto che sei scemo" non fa male a nessuno; una congiunzione che non sia "e" o "ma", neppure. Per quanto mi riguarda, nemmeno i gerundi, se sono usati bene. I manuali dicono di scrivere chiaro: di non mettere dieci subordinate dentro altre dieci, di non nascondere il soggetto, di non usare i passivi; non scrivono di far venire l'ansia.
E poi la punteggiatura, santa Cecropia! Basta con questi punti ovunque; e, tra l'altro, anche le virgole da sole non sono sufficienti, esistono i due punti e i punti e virgola (ne ho già parlato qui). Usiamoli.

Ci tengo a precisare che la mia critica non è tanto nei confronti di chi scrive, quanto in quelli di chi legge e dice: "Scrittura pulita e asciutta. Bellissima"; no, è una scrittura banale, e può essere sbagliata a seconda di ciò che descrive, è troppo veloce, non ha variazioni di tono: non è una scrittura bellissima.
E se il lettore fa fatica a leggere le subordinate e qualche gerundio, a seguire un pensiero o un ragionamento, beh, che chiudesse il libro e si "abbradipasse" guardando Grande Fratello.


NOTA BENE
Questo non vuol dire che io scrivo da Dio: da qui a quando avrò pubblicato il mio decimo (!) libro, ce ne sarà di strada da fare, e anche per allora… chissà : )



21 commenti:

  1. Noto con dispiacere che nessuno é stato preso dal tema „punto e virgola“ quanto me... Nessun commento! Io mi scaldo sempre indicibilmente sul punto e virgola!
    Comunque andando per gradi:
    1. A me il pezzo 2 non é dispiciauto per niente e non direi che fa schifo.
    2. In generale sono d’accordo con te sulla scrittura troppo scarna. Come sai, sto seguendo il libro di SK come una Bibbia ma su alcune cose dissento un po’. Lui ce l’ha a morte con gli avverbi per dire, invece secondo me eliminarli completamente sarebbe assurdo. Ok, non bisogna esagerare (cosa che io puntualmente faccio, ma esistono le revisioni anche per questo no?) ma da qui a eliminarli completamente ce ne passa… anche perché a me piace “visualizzare” quando leggo e avverbi e aggettivi sono fondamentali per vedere bene cosa sta succedendo… Un altro es. che lui fa é per quanto riguarda il verbo “dire” per introdurre il discorso diretto: lui dice che é meglio essere semplici e usare solo quel verbo , io questo lo trovo estremo. Non puoi scrivere 100.000 parole nelle quali si ripetono all’infinito “disse”, “dissi”… dai! Al che ho pensato: forse viene detto cosi’ per far stare bassa la gente e non bisogna prendere alla lettera quello che dicono I manuali? Stessa cosa dicasi per il passivo… Ok non scrivere tutto il libro in passivo, ma se esiste ci sarà un perché no? sarà anche utile alle volte… dai!
    3. E veniamo al punto e virgola ora… sono anche andata a leggere l’altro post che hai linkato… Allora, il punto e virgola non va a orecchio, secondo me, non so quante volte mi sono interrogata su di lui e sono andata a leggere e rileggere la sua regolina… non va affatto a orecchio, va a senso principalmente ed é, a tutti gli effetti, ambiguo. Ecco perché la gente fatica ad usarlo e io faccio parte di questi che faticano. La gente usa la virgola o il punto perché si va piu’ sul sicuro in quanto a correzione.... Il punto e virgola si usa in quelle situazioni in cui vuoi legare una subordinata che dice qualcosa di pertinente al discorso che hai appena fatto, ma non eccessivamente legata (altrimenti si userebbe la virgola). Questa é la regoletta papale papale che ho trovato io... E ora ti sfido a essere sempre sicura al cento per cento di quelle che metti tu… Inoltre, se noti, quando ci sta un punto e virgola, credo (a seconda dei casi) non sia sbagliato mettere solo il punto o la virgola. Cioé é talmente ambiguo che si puo’ sostituire senza fare errori, se capisci cosa intendo. (Piccola parentesi, chi usa il punto e virgola come due punti sbaglia, il due punti é un’altra cosa e quando serve é chiarissimo: elenchi e spiegazioni. Punto.) Altra cosa che citi nell’altro post son gli autori stranieri che usano il punto e virgola che ti piacciono e qua volevo chiederti: ma ne parli intendendo che li hai letti in originale? Per es. La Carey, che ami, la leggi in inglese o in italiano? Perché se la leggi in italiano, allora credo ti piaccia come usa il punto e virgola il suo traduttore perché la lingua inglese ha regole diverse per la punteggiatura. Da quando leggo in inglese spesso mi sono accorta che alcuni libri in italiano in cui trovo errori di punteggiatura molto probabilmente sono errori del traduttore che non “traduce la punteggiatura” e probabilmente la ricopia dall’inglese… Ti faccio un es. piccolo di questa cosa e poi chiudo: in italiano se metti la “e” di congiunzione non metti la virgola, se li metti insieme é errore, in inglese no. Quindi tante volte in italiano ho trovato questo tipo di errore e dopo aver cominciato a leggere in inglese mi sono accorta che era l’errore quindi del traduttore… non dell’autore. Viceversa se non ci sono errori é molto probabilmente perché il traduttore sa fare il suo lavoro.

    Hai visto quanta ciccia? Dai, adesso dimmi la tua su tutto quanto ho detto anche perché mi sa che sei l’unica che si prende cosi bene su questo argomento come me!

    P.S. Oggi l’ho scritto in word, cosi’ voglio vedere se riesco a fregare blogspot per una volta! :P

    RispondiElimina
  2. Ciao, bella, grazie per aver riscritto tutto : )
    Ti risponderò a pezzi, ché vado di corsa, oggi.

    Ho fatto caso anche io al fatto che, quando tratto questi temi, nessuno risponde, forse perché chi non scrive, come noi, non è interessato a tali argomenti e/o non è in grado di dire la sua, come se si entrasse troppo nella tecnica, non so se mi spiego. Io lo vivo da lettrice, ma è probabile che, se non scrivessi, non avrei le stesse pretese.

    Comunque tu più che altro hai risposto al tema del punto e virgola e su Stephen King, quindi con calma ti risponderò a questi.

    Per quanto riguarda il secondo pezzo, ok, forse ho esagerato a scrivere "fa schifo". Quello che volevo dire è che non è scritto male, fila liscio, ma di fatto è qualcosa che potrebbe scrivere anche un bambino delle elementari: in un pezzo così, la differenza la fa il cambio di stile tra la prima parte e la seconda, come scritto sopra. Il pezzo non è sbagliato e non è brutto in sé, ma se scrivi tutto un libro così, diventa pesante, non c'è variazione.
    Non so se hai capito cosa intendo.

    RispondiElimina
  3. AAAAHHHH avevo scritto anch'io un bel po' e mi ha cancellato tutto!! ;((((((((((((((((((
    Tra un attimo provo a recuperare dalla testolina quello che ti volevo riportare!!

    RispondiElimina
  4. Per quanto riguarda SK.
    Mumble, mumble, secondo me, non devi seguirlo alla lettera, come del resto tutti i manuali di questo mondo (e non parlo solo di quelli di scrittura); lui stesso, quando scrive non scrive alla lettera come dice nel suo libro. Non ho mai letto suoi romanzi per intero perché per lo più mi spaventano e non fanno per me (io molto coraggiosa!). Però ho letto spesso qualche suo pezzo qua e là e devo dire che se effettivamente di avverbi ne usi pochissimi, non posso dire altrettanto del verbo "dire": non usa solo "disse", e ci mancherebbe altro; ne ho dedotto, e magari sbaglio, che intendesse consigliare di non usare verbi troppo pomposi, soprattutto vicini tra loro.
    Lo stesso vale per il passivo: esiste e lo puoi usare, ma prima di farlo pensa se quello stesso concetto all'attivo non possa suonare meglio. Io credo lui volesse dire questo.

    RispondiElimina
  5. Silvia, vale anche per te: quando scrivete tanto, scrivete su word o qualsiasi altro programma, così lo salvate ogni tre righe.

    RispondiElimina
  6. (se siete ansiose come me, lo salvate ogni tre per due!)

    RispondiElimina
  7. Carissima, sono temi appassionanti ma sicuramente molto delicati. Si ha sempre il timore di scoprirsi veramente capre in materia e quindi si tende ad evitare, ma tu lo sai io sono sempre qui pronta a disquisire a riguardo anche per ore.
    Ora sulla questione della punteggiatura mi sembra di averti risposto proprio sotto quel post l’altra volta, ma semmai poi ricontrollo e eventualmente servisse scrivo li!!
    Per quanto riguarda il tema affrontato qui, io ritengo purtroppo – e mi ritrovo sempre più a trovare conferme di questa mia convinzione – che questo fanatismo (ti prego passami il termine perché certe volte diventano veramente eccessivi nei divieti sia per un verso per l’altro)per il presunto troppo prolisso derivi più che altro da un tentativo di omologarsi il più possibile al modo di scrivere inglese, lingua dalla quale sicuramente vengono tradotti più libri. Ed è sicuramente una lingua affascinante per molto versi e assurda per altri, specialmente se si sposa la mia idea che la lingua identifichi profondamente l’anima ed il modo tanto di essere quanto di porsi di un popolo. E’ vero che l’inglese rispetto all’italiano è una lingua notevolmente più sintetica – se si escludono aulici voli pindarici comunque non accessibili al grande pubblico!) – e la cui costruzione (spero che Manu, che lo legge correntemente, per quello che ho capito, concordi con me!), come la punteggiatura, è notevolmente diversa (Manu, come puoi notare tu stessa, anch’io non credo nell’abolizione completa dell’avverbio anche se mi rendo conto di essere una che di media lo usa troppo!!). Invece per tentare di operare quella che si potrebbe definire una sorta di ‘preselezione’, si cerca d’impartire in questo genere di manuali un’impostazione più povera del linguaggio, per evitarsi sproloqui e soliloqui ahinoi anche quelli molto comuni. Tuttavia anch’io sono convinta che questo sia un altro tipo di estremo e non permetta di valorizzare lo scrivere in una lingua che in molti nel mondo c’invidiamo.
    Comunque se volete un buon manuale per queste cose – a mio parere naturalmente – che cerca anche di essere un pochino divertente, ragazze, io vi consiglierei “L'italiano — Lezioni semiserie” di Beppe Severgnini, che dà le giuste indicazioni senza sfociare né in un eccesso né nell’altro.
    Per il resto io credo però che sia anche il caso di trovare un proprio stile, prolisso o no che possa apparire, abbracciarlo e rimanerci fedele senza per questo bloccarne l’evoluzione verso il miglioramento che ci deve sempre essere!!
    Ora scappo, ma spero di aver illustrato bene la mia opinione in merito!! ;)))))

    RispondiElimina
  8. E va bene, va bene, mi state praticamente dicendo che sono andata fuori tema! :P
    No, vorrei dire a mia giustificazione che mi sono dilungata sul punto e virgola perché, oltre ad essere per me estremamente interessante, era il punto sul quale mi sentivo in disaccordo.
    Il resto del post, che parla di voglia di moderazione nell’osannare una scrittura troppo scarna, mi trova d’accordo, per cui non avevo altro da dire se non „é vero, son d’accordo.” Ecco perché il papiro sul punto e virgola.
    Comunque devo dire che il commento di Silvia mi ha stimolato altri pensieri e riflessioni e avrei da dire per delle mezz’ore se mi lasciassi andare senza freni sul confronto inglese / italiano e stile inglese / stile italiano.
    Siccome ho pieta di voi, mi limitero’ ad accennare questo: la lingua italiana é bellissima e mi piace tantissimo, ha dei suoni stupendi e una musicalità fantastica, tantissime persone straniere che ho conosciuto nella mia vita mi hanno detto “Sembra che stai cantando quando parli italiano”, ma in generale per quanto riguarda lo stile o diciamo il modo di affrontare una storia, posso ora dire (dopo centinaia e centinaia di libri letti) che preferisco gli inglesi/americani. Ehhh lo so, so di darvi un brutto colpo, ma é cosi’.
    E li preferisco proprio come stile di scrittura e come modo di affrontare i temi del libro e la storia in sé. Questo deriva dal fatto che secondo me gli editori sbagliano a pubblicare quando si tratta di italiani. Quello che non amo degli italiani pubblicati é che li ritrovo spesso troppo “tragici” nel modo di esporre la storia, non c’é la leggerezza inglese e io amo la leggerezza. Si possono affrontare anche I temi piu’ seri con un velo di semplicità e leggerezza e un sorriso sulle labbra. Quando vuoi essere drammatico per forza e impormi questo senso di “ti sto dicendo una cosa troppo importante e molto probabilmente piangerai per cui prepara I fazzolettini”, per come sono fatta io scadi nel patetico e mi viene il nervoso e non mi fai affatto piangere. Vi posso fare due esempi di quello che sto dicendo: Mazzantini e Paolo Giordano. Ditemi se quando leggete queste due persone non vi viene una pesantezza assurda e non sentite tra le righe che vi stanno dicendo quella frase che ho appena scritto? Ti implorano tra le righe di commuoverti e di prenderli sul serio almeno tanto quanto si prendono loro sul serio... NO, non mi piace per niente. MI commuove di piu’ un Harmony guarda. Mi commuove di piu’ la lista della spesa che ho fatto ieri sera… Mi commuove di piu’, con quel lievito di birra lasciato li’ da solo in alto…
    A parte gli scherzo, gli italiani (quei pochi che si degnano di pubblicare) sono pesanti, si perdono, non arrivano al dunque, vogliono forzatamente essere drammatici, a molti manca effettivamente un “plot” (cosa che detesto nei romanzi, allora non chiamiamoli romanzi, perché non sopporto di prendere in mano un libro convinta che entrero’ in un altro mondo e leggero’ una bella storia di qualcuno e poi finirlo guardando nel vuoto e chiedendomi “Ma cos’ho letto esattamente? Cos’é successo in verità?”) e potrei andare avanti per ore.
    Ma perché ho specificato che non amo gli italiani pubblicati quanto gli inglesi/americani? Perché girovagando in internet ho trovato tantissime persone che non sono pubblicate e che scrivono meglio o hanno idée di storie molto piu’ belle (o piu’ vicino al mio gusto) di gente pubblicata. Dil é uno degli esempi, ma non é certo l’unica che ho apprezzato.
    Quindi?
    Quindi gli italiani pubblicati in Italia sono raccomandati, mi sa.
    MI rendo conto che questa conclusione non c’entra nulla e che mi ha portato molto piu’ in là rispetto a dov’ero partita, ma penso che ci metta d’accordo tutte…. Ed é sempre bello chiudere in armonia… :P

    RispondiElimina
  9. Ah Silvia, mi segno sicuramente il libro di Severgnini che consigli! Poi lui mi sta simpatico. :)

    RispondiElimina
  10. Buondì, ragazzuole, perdonatemi l’assenza, ma questa è un’altra settimana campale.
    Lo ammetto, per essere disoccupata, sono piuttosto impicciata -.-‘
    Come se non bastasse, mi trovo a scrivere, oltre che di corsa, mezza accampata perché il pc fisso s’è beccato un virus ed è sotto scansione da più di due ore (e ha fatto solo il 21%), sicché ho dovuto attaccare il portatile.

    Manu, per il punto e virgola ti rispondo con u post appena ho tempo.
    Per quanto riguarda il fuori tema non ti preoccupare, a me sono temi che interessano, quindi va bene tutto : )

    Silvia, leggerò anche io il libro che ci consigli, mi sembra utile.

    Per quanto riguarda autori stranieri / italiani: ooohm, per la punteggiatura, anche se ti risponderò altrove, volevo rispondere che alcuni testi di cui ho parlato li ho “mezzi” letti in inglese, nel senso che i punti che mi piacevano di più li ho anche letti in originale, quindi so che gli autori usano il punto e virgola, ovvio che hanno poi dei modi diversi, a volte, di metterli. Nel caso della Carey, Elisa Villa (che ha tradotto la prima trilogia), a mio avviso, ha fatto un lavoro ottimo.
    Se parliamo di un confronto di scrittura io preferisco sempre l’italiano, però, non essendo preparata in inglese come vorrei/dovrei, non posso fare un vero confronto in termini di scrittura.
    Per quanto riguarda i contenuti -SOSPIRO- secondo me ci sarebbero belle cose sia straniere che italiane, ma in un mercato in cui su 100 libri solo cinque sono italiani, è facile che troverai più bei libri stranieri che italiani, dovrebbe essere una mera questione di numeri; poi se si contano raccomandazioni, libri del momento pubblicati a tutti i costi e simili, ecco là che di quei famosi cinque un quarto di libro è ok, se ti va bene.
    Non ho letto Mazzantini, ma ho letto Giordano e ho capito cosa intendi. Secondo me, non è tanto il fatto di volerti far piangere a tutti costi, è il fatto di volerti far piangere e non riuscire neppure lontanamente a farlo, che è patetico. Frasi asciutte (giusto per richiamare il tema :D), brevi e veloci; temi di un certo spessore trattati con una superficialità da ragazzini; e, come dice Manu, passaggi che non arrivano mai al dunque -se non addirittura mancanza di plot, ma a mio avviso Giordano lo avrebbe anche avuto un plot- non mi fanno entrare nella storia: rimani sempre e comunque un personaggio esterno che non vieni toccato minimamente da ciò che accade (cosa che, ahimè, mi capita spesso anche con i film made in Italy).

    Il fatto della leggerezza non l’ho capito, nel senso che dovrebbe dipendere dal contesto, da chi parla, dalla gravità della situazione; non credo sia a prescindere.

    Silvia, sì, forse c’è anche un’omologazione all’inglese, ma c’è soprattutto, secondo me, una spinta dall’alto al “sintetizza, riduci, banalizza, rendi semplice e veloce” assai estremo, che non fa che rispondere -oddio, lasciatemelo dire- ad una massa di popolo che vede Grande Fratello: è così che ci si distrae.

    Dil, che va di corsa e sta sul portatile che non riconosce il suo account

    RispondiElimina
  11. sinceramente quando parlo di scrittura, intendo riferirmi allo stile, i temi, le storie... il modo di presentarle...
    non voglio fare un discorso sulla scrittura pura perché non credo di poter giudicare l'inglese anche se lo leggo tanto, non sono comunque madrelingua. se con l'italiano posso permettermi di giudicare a volte la scrittura in sé, con l'inglese non me la sento.
    Stessa cosa vale per giudicare la punteggiatura inglese, ho solo notato che ci sono altre regole, non é uguale all’italiano, ma non mi sento di giudicare se un’autrice la usa bene o no. noto le differenze di punteggiatura con l‘italiano, ma basta. Mi fermo li’.
    Per quanto riguarda il discorso dei numeri sulla pubblicazione é ovvio, sono d’accordo, per questo ho specificato “per quei pochi che vengono pubblicati” e ho fatto la differenza tra “autori italiani pubblicati e non.”
    Sono certa che ci sono autori italiani che mi piacerebbero e mi farebbero divertire tanto quanto gli inglesi, solo che non arrivano neanche a farsi conoscere (se non in internet o con piccole pubblicazioni via internet). Certo che é una questione di numeri.
    Inoltre Giordano non ho detto che non avesse un plot, mi sono riferita a lui e alla Mazzantini per il discorso della “tragicità” che vogliono a tutti I costi trasmettere, le altre cose che ho citato le ho citate in generale, per altri autori non nominati che ho letto.
    Per quanto riguarda la leggerezza, non so come spiegare quello che intendo, ma se non hai afferrato questo non so se hai capito cosa intendo con la tragicità forzata di Mazzantini e Giordano, perché é il contrario.
    Ti faccio un es.: una persona ti racconta un fatto, ok, che é drammatico. Puo’ farlo in diversi modi, puo’ raccontartelo prendendo un tono grave, autocompiangendosi o puo’ farlo rimanendo normale, senza forzatamente spingere sulla drammaticità di quel che ti sta dicendo, io intendo questo per leggero. Potrebbe anche raccontarlo in un modo talmente semplice, leggero e sereno da farti sorridere mentre piangi. Non so se ti é mai capitato di leggere un libro del genere, ma a me fortunatamente si’ ed é forse l’emozione migliore che ti puo’ capitare quando leggi. Questo intendo con leggerezza, non che tutto debba essere leggero o essere sdrammatizzato. Spero di essermi spiegata meglio…
    Per quanto riguarda gli italiani come popolo, la massa che guarda Grande Fratello… Sono assolutamente d’accordo con quello che hai detto, anzi forse saro’ ancora piu’ dura di te, perché penso che gli italiani siano quasi semi-analfabeti, sinceramente. La stragrande maggioranza della popolazione legge un libro all’anno come media e io credo neanche quello sinceramente. I lettori sono il 9% della popolazione. Da quando ho letto questo dato un giorno, non mi é uscito di testa, perché decisamente allarmante, per cui si’, sono d’accordo con te quando dici quello che dici. Sono d’accordo che tendono a semplificare e tagliare e scarnificare perché si rivolgono a una massa di abbrutiti.

    RispondiElimina
  12. scusate, un'altra cosa che mi é venuta in mente rispetto al discorso della massa di abbrutiti...
    mi ricordo che alle superiori la mia prof. di italiano ci aveva fatto leggere la Austen nelle vacanze estive e le mie compagne di classe l'avevano trovata pesante e non erano riuscite a finire neanche Orgoglio e Pregiudizio. Ora io dico: c'é qualcosa di piu' lieve ed elegante della Austen? oltre che di ironico e divertente? io alcune volte ho riso ad alta voce su alcune sue battute e immagini... e queste mi tornano a settembre dicendo che era troppo difficile e pesante?
    ecco, già a 17 anni mi son scontrata con la massa di abbrutiti.

    RispondiElimina
  13. Ok sono stata costretta a spaccare in due quello che avevo scritto perchè mi ha detto che è troppo lungo!!;)

    Manu su questo tuo ultimo appunto di sapore scolastico ti posso dire che io ADORO la nostra carissima Austen, ma sento anche quanto sia una sensibilità, la sua, quella che racconta scrivendo, molto lontana dalla nostra. La Austen è figlia (e scrittrice) di pieno ottocento tanto quanto lo era Tolkien in un altro capo che scriveva quasi un secolo dopo e proprio per questo entrambi si pongono - sempre differenziandosi per il tema e l'argomento trattato naturalmente - ad un pubblico contemporaneo se non di epoca quanto meno d'idee. La Austen, specialmente in orgoglio e pregiudizio, dà per scontate tutta una serie di questioni che per noi oggi giorno non sono scontato (come per es. il perché non si potesse impugnare quel testamento che prevedeva che alla morte del padre, la tenuta sarebbe passata ad un lontano cugino perché maschio e non a loro benché figlie!!) quindi è normale che non descriva determinati particolari della vita comune perché erano risaputi. Tu mi dirai, perché questa deviazione? perché io sono convinta che il modo di scrivere della Austen sia un po' di altri tempi e non solo perché siamo una popolazione ed una serie di generazioni di parecchio decelerati (affermazione su cui in parte mi trovo d'accordo), ma anche perché è proprio cambiata la mentalità, il modo di pensare e soprattutto di articolare il pensiero: è tutto più esplicito e più veloce oggi giorno. Guarda anche solo quanto sia cambiata la società dagli anni ottanta (io la mia infanzia l'ho vissuta tutta li!!) e quindi il modo di pensare rispetto ad oggi, e prova ad immaginare cosa dovesse essere di più paziente e riflessivo un mondo senza mail, senza nemmeno la posta celere, senza computer, senza luce elettrica né macchine ed aerei!! L'uomo nel nuovo secolo ha sicuramente portato avanti una campagna per l'abbreviazione generale dei tempi e molti, che magari leggono anche, sono però figli di questa accelerazione mentale quindi non riescono a cogliere la bellezza di scrittura di una Austen. Ultimissima postilla sull'argomento e poi prometto che passo al resto. E' importante secondo me considerare anche l'argomento trattato, perché ho un'amica che muore letteralmente di bruciante passione per tutti i russi storici (che lo confesso io non sono MAI riuscita a leggere!!), ma per esempio trova che la Austen con tutti i suoi dialoghi verbosi e prolissi finisca per smorzare l'intensità e la bellezza del racconto. Lei è una che si è letta tutti i classici esistenti un po' perché ha avuto insegnanti d'italiano migliori dei miei, un po' proprio perché non le dispiacciono in generale, ma di sicuro rispetto ad una storia MERAMENTE sentimentale, preferisce un po' di sano cappa e spada (I tre moschettieri, Guerra e Pace, ecc); quindi c'è anche il fattore gusto da considerare!!
    [Per quel che mi riguarda io non sono mai riuscita ad andare oltre la Austen, Tolkien (ma perché mi piace il fantasy) e solo "Il conte di montecristo" che è stato il primo libro adulto che io abbia letto!! Non mi vergogno a dirlo che moltissimi classici non li ho nemmeno avvicinati perché le vene avevano già cominciato a sanguinare senza nemmeno le tagliassi ed in particolare mi riferisco ai russi storici!!]
    ....

    RispondiElimina
  14. Per quel che riguarda il discorso drammatico>italiano non potrei essere più d'accordo (anche se mi sento di salvare qualche libro di qualche autore, ma sono veramente pochissimi). Ti aggiungo un autrice (quelli che hai detto tu Manu per fortuna sono riuscita ad evitarli) all'elenco di autori intollerabili che hai fatto tu per il discorso del tragico ad ogni costo: la Troisi. Lo so torno sempre su quel genere, ma è quello che io leggo principalmente e questa giovane autrice - la quale non ho idea perché sia stata così pubblicizzata o da chi sia stata così tanto raccomandata perché non scrive nemmeno in maniera eccelsa, come spesso ci siamo trovate a riscontrare con Dil - è stata per me un enorme delusione, da troppi punti di vista per salvarla o per decidere di continuare a leggere quello che scrive!! Manu io non so se tu hai letto qualcosa di suo, ma te lo sconsiglio, perché lì non solo c'è il gusto per il drammatico ad ogni costo, ma c'è anche - nel passaggio da una trilogia a quella successiva - un perenne e feroce smantellamento del pochissssssssimo buono che le era scappato dalla penna.

    ok non voglio dimenticarmi nessun argomento.....
    Postilla altrimenti me lo scordo sicuro: si Manu il libro si Severgnini te lo consiglio soprattutto per quel discorso di leggerezza di cui parlavi tu, anche perché affronta un tema drammatico da parecchio tempo in questo paese: la grammatica!!

    Storie italiane e straniere...si di base anch'io sono convinta che gli italiani abbiano una forte inclinazione verso il drammatico a tutti i costi, ma mi sento in dovere di salvare almeno un paio di autori anche se a me non sono piaciute tutte le loro bibliografie, ma sono convinta che sia solo una questione di miei gusti. Per esempio Baricco: ho letto qualcosa, non è uno che abbia il senso del drammatico anzi di solito lo ridicolizza il tragico altrui e secondo me è più un narratore che uno scrittore puro se mi seguite sulla differenza sottile ma notevolmente importante, però i suoi libri sono quasi racconti di poesia, che non sono mai facili e spesso difficili da comprendere anche per un animo colto (mia madre ha letto centinaio di libri, ma la poesia non la capisce affatto). Oppure Erri deLuca: altro caso di un autore che a me piace, ma personalmente solo quando narra reintempreta - in chiave narrativa non teologica visto che non è credente - la Bibbia, per resto fatico anch'io!!
    Ora signore vi ho fatto questi due esempi perché purtroppo io non leggo e non ho letto tanto quanto voi visto che sono, tranne rari casi, di una lentezza estenuante (Dil lo può testimoniare) purtroppo nel leggere ed una cosa purtroppo vera, ma di cui non posso fare a meno di vergognarmi, è che se a me un libro non mi prende non riesco proprio a finirlo, di qualsiasi genere, nazionalità dell'autore o epoca sia.

    Concludo tornando all'inizio e vi chiedo perdono ma questa è una soddisfazione che mi voglio togliere: avete presente quei classici - non quelli di spessore belli anche se tragici, ma importanti, che se non si leggono a scuola è difficile che si ritrovi la forza di farlo dopo - che ti ripropinano a scuola in tutte le stramaledette salse!? Ecco io li odio, tutti, sono stati un calvario per me e due in particolare hanno lasciato una ferita indelebile dentro il mio animo nel modo tutto loro di declinare il concetto di strazio: "'I promessi sposi" e "Il giro del mondo in 80 giorni". Che palle!!!

    Ok ora scappo che ho un milione di cose da fare!! Grazie per la disquisizione e continuate dai così ho qualcuno con cui poter articolare queste cose!! ;)))

    Bacionissimi

    RispondiElimina
  15. Ahahahah! Silvia, mi hai fatto ridere a piu‘ riprese... (spacco anche io in 2!)
    Austen: si’, é una scrittura d’altri tempi, ma, a parte il fatto che potrebbe anche essere piacevole trasportarsi in un mondo completamente diverso e leggere qualcosa di diverso anche stilisticamente da quello a cui siamo abituati (variare apre anche la mente secondo me), non é cosi’ ostica dài… dopo qualche pagina o capitolo familiarizzi col suo linguaggio che non é affatto cosi’ difficile e I temi sono super leggeri… Ho scelto proprio lei perché I temi che tratta, per quanto io la ami, insomma… non sono proprio complesso! CIoé non sono trattati di filosofia…
    (La tua amica che non ha apprezzato I dialoghi é un mistero! per me sono la cosa piu’ bella! certe sue battute sono semplicemente fantastiche! insieme a certe immagini che riesce a creare.)
    I russi non li ho ancora letti, ho solo letto Anna Karenina di Tolstoy e comprato Guerra e Pace, ma non ancora letto. Per cui non ti so dire se mi possano piacere o no. Anna Karenina mi é piaciuto molto, ma effettivamente lui ha un tipo di scrittura che posso capire che la massa di abbrutiti non apprezzi… Molto di piu’ di una Austen!
    E’ molto piu’ complesso in generale sicuramente e se quella mia compagna fosse venuta a dirmi “non sono riuscita a finire Guerra e Pace” probabilmente non sarei rimasta sconvolta alla stessa maniera… cioé non ha finito Orgoglio e Pregiudizio, parliamone! E non perché non era interessata alle storie d’amore, perché lo trovava pesante e difficile proprio da comprendere…
    Anche il fatto che la Austen sottintenda cose, come dici tu, non mi convince pienamente… anche se non le sai, le intuisci o comunque non inficiano il godimento della storia. Quando ho letto Orgoglio e Pregiudizio la prima volta avevo 17 anni e non ero certo un’esperta dell’Ottocento, eppure l’ho amato follemente e capito quello che c’era da capire… Cioé, quello che voglio dire é: la Austen, benché un po’ diversa da un contemporaneo, non é difficile, a prescindere dal fatto che ti piacciano le storie d’amore o meno.
    Per me é proprio una questione di abbrutimento culturale e tendenza a semplificare come dice Dil, col risultato che piu’ semplifichi piu’ devi semplificare per farti capire e piu’ ti circondi di abbrutiti.
    E anche il fatto che la gente legga di norma forse solo I cartelli stradali... Il cervello si chiude… Per forza poi trovi una Austen difficile e per forza uno trova preoccupante la cosa poi…
    Puoi anche essere accelerato come dici tu, vivendo in questa società, tutto quello che tu dici é vero, ma questo non vuol dire che vada ad influire sulle capacità intellettuali, si puo’ avere entrambe le cose secondo me, sia l’accelerazione nella vita quotidiana che un minimo di cervello in generale.

    RispondiElimina
  16. E ora il resto.
    Severgnini: lo prendero’ sicuramente.
    Troisi: ne ho letto uno, il primo della prima serie perché ero curiosa di provarla vista la fama e non ho continuato perché non mi é piaciuta. Avrei potuto darle un’altra chance se non leggessi in tre lingue, non avessi una montagna di libri fisicamente in attesa da leggere a casa, un’altra montagna nelle mie wishlist in internet da comprare appena la prima montagna si sfoltisce un minimo e tutte queste montagne non fossero fatte di storie che mi ispirano molto di piu’ e di autrici/autori che mi son piaciuti dal primo secondo oppure no, ma comunque molto piu’ di lei.
    Purtroppo, per quanto mi riguarda, la scelta é troppo ampia nel mondo e il suo proiettile, quando le ho dato la possibilità, non é andato a segno, mi spiace.
    Come dicevo a Dil un giorno, ho trovato la storia indirizzata a un pubblico veramente piccolo per come é scritta (ma questo non vuol dire perché anche la Rowling si rivolgeva a bambini all’inizio eppure son tutti belli gli Harry Potter, anche I primi), perché veramente semplice, ma troppo semplice, poco approfondinta, asettica e in piu’ la protagonista mi é stata antipatica. Ah, e si’! ho sentito anche il solito tentativo di drammaticità/tragicità di fondo che sento spesso con gli italiani.
    Baricco: ho letto solo Novecento e mi é piaciuto, altre cose ancora no. (io sono come tua madre comunque, la poesia fatico a capirla, posso apprezzarla se qualcuno me la spiega, se il libro ha delle note decenti o quelle solo d’amore, che sono piu’ semplici)
    Erri De Luca: non ho ancora letto niente, prima o poi lo provero’.
    Niccolo’ Ammaniti con “Io non ho paura” mi é piaciuto, ne ho preso un altro ma non ancora letto. Poi recentemente mi sono piaciute due ragazze giovani che non sono proprio in vista in libreria e puoi comprarle via internet o su ordinazione forse: “Come posso farcela” di Elena DePaoli e “Non c’é niente che fa male cosi’” di Amabile Giusti. La seconda ha un po’ quella tragicità in sottofondo italiana che non mi piace, ma scrive bene nel complesso e ha avuto anche sprazzi ironici qua e là che io apprezzo sempre, ma la prima che cito ha fatto un chick lit all’italiana veramente degno di nota, divertentissimo, fresco, qualcosa che in Italia non avevo ancora mai visto, tutte le mie amiche a cui l’ho regalato l’hanno adorato… e infatti é pubblicata con una casa editrice piccolissima e io l’ho trovata solo grazie ai miei giri in internet.
    Classici scolastici: ahahahaha! Mi hai fatto ridere! Quanto é vero quello che dici! Io ho ODIATO I promessi Sposi con tutta me stessa. E ancora oggi li odio con tanta, tanta passione. Per cui, te l’appoggio in pieno! In piu’ aggiungo I seguenti titoli, che forse ti sono sfuggiti, di libri davvero intollerabili:
    - La luna e I falo’ (Cesare Pavese)
    - Lessico famigliare (Natalia Ginzburg)
    - Conversazione in Sicilia (Vittorini)
    - Il giardino dei FInzi-Contini (chi si ricorda)
    - Il segreto di Luca (chi si ricorda)
    Ce ne sono sicuramente altri, ma li ho rimossi per spirito di autoconservazione. La mia prof. durante l’anno era sadica, ma dava dei libri stupendi d’estate.
    Io li ho finiti sempre tutti a costo di star male, tranne uno: il Gattopardo, che odiavo piu’ dei Promessi Sposi, ma all’università avevo dovuto leggere un pezzo per forza, che mi era sorprendentemente piaciuto e mi aveva anche fatto ridere e da allora ho l’idea in testa di tentare di rileggerlo e finirlo, prima o poi. (ma non ancora fatto, per cui il Gattopardo é li’ un po’ “in forse” nel mio cervello.)
    Ah, che carrellata!
    Invece voglio concludere con un classico che io avevo amato tantissimo ed ero molto stupita di averlo amato cosi’ perché non avrei mai pensato fosse il mio genere: La coscienza di Zeno di Svevo. Incredibilmente bellissimo!
    Oh si’, anche io adoro parlare di queste cose, non so se si era capito! :PPPPP

    RispondiElimina
  17. Dil, noi ti stiamo bellamente infestando il blog, ma tu dove sei?

    RispondiElimina
  18. Eccomi, eccomi, se volete, vi do le vostre email, anzi i vostri numeri di telefono così ve la cantate e ve la suonate. Ih, hi! Scherzo, vi leggo volentieri, anche se non ho avuto tempo per rispondere.
    Lo faccio ora.

    RispondiElimina
  19. Sono logorroica e mi piace il vostro essere logorroiche, purtroppo devo dare un taglio al mio esserlo altrimenti non riesco a rispondervi entro stasera e, visto che è la festa della mia mamma, me devo da sbriga'!


    @Manu (discorso leggerezza): ok, credo di aver capito cosa intendi adesso, allora forse abbiamo un punto di vista diverso della cosa, nel senso che il fastidio per la drammaticità in cui lo intendi tu a me non dà fastidio: se una cosa è drammatica, me la puoi raccontare in maniera drammatica; come detto, ciò che mi dà fastidio è questa cosa di voler far piangere e non sapere neppure da dove iniziare, mi urta assai - e la trovo spesso negli italiani.

    "I lettori sono il 9% della popolazione." No, ok, Dil stai tranquilla e chiudi la bocca.



    @ Manu e Sil
    Discorso Austen… ahm, non mi picchiate, ma a me la Austen non dice molto. Certo da qui a trovarla pesante o incomprensibile, boh, ma che c'è da capire?? A me la Austen interessa come mondo che descrive, mi piace lo spaccato che ne riporta, descrivendolo con le parole di una che quel mondo lo ha vissuto e trovo che in questo senso siano libri con la loro importanza e che vadano letti. Però mi annoia.
    (ho scritto di corsa e brevemente così magari saltate questo pezzo e non mi uccidete :D)

    @per tutte e due.
    I classici. Santa cecropia! Sarà che li ho letti quasi tutti a scuola ed era una tragedia, ma la maggior parte di questi non mi sono piaciuti: letti male e studiati peggio. Tuttavia confido nell'idea di rileggerli ora che dalla scuola ne sono ben lontana. Con i promessi sposi ci ho provato: brutti erano e brutti sono rimasti. Dostoevskij e Kafka indipendentemente dalla scrittura che può essere ostica, mi mettono troppa ansia.
    In compenso, ho riletto Odissea e Iliade, senza lo stress di doverli tradurre, e mi sono piaciuti molto assai, assai, masai.
    "Il giro del mondo in 80 giorni" lo lessi da bambina, non so se fosse una versione per bambini, ma ricordo che non mi dispiacque.
    Tolstoj letto a pezzi a scuola e di conseguenza si è subito i miei accidenti, ma vorrei rileggerlo. Ho apprezzato, più ora che prima, Calvino. Ho un buon ricordo di Pirandello, e uno così e così di Verga. Pavese (la luna e i falò) non mi sembra mi fosse piaciuto, ma credo di averlo rimosso.

    Ritornerò.

    RispondiElimina
  20. noooo! non mi hai capito ancora, cosi' sembra che io non sopporti le cose drammatiche... posso apprezzarle, ma non devi sforzarti per esserlo... cioé ti deve uscire naturale e non esagerare se no sei patetico... non so come altro spiegare questa cosa... forse diciamo la stessa cosa senza rendercene conto? mah.

    della Austen... mica ti uccido! ognuno ha i suoi gusti, ci mancherebbe! quello che mi importa é che concordi con me, a prescindere dal gusto personale, non é oggettivamente difficile... per me é una delle letture piu' facili, per questo mi ero tanto sconvolta a suo tempo.

    io i classici che ho citato non li rileggerei neanche se mi pagassi. ho una mezza idea sul gattopardo e di approfondire cose che non mi erano dispiaciute e fatte solo a pezzi, tipo Tasso, ma quel che ho letto e odiato, tipo "La luna e i falo'" non credo di potercela fare...

    RispondiElimina
  21. Da che non c'era neppure un commento ora ce ne sono venti, e pure lunghi :D

    Oddio, sì, forse diciamo la stessa cosa O_O
    Dire che la Austen è difficile è una cretinata, su questo siamo tutti d'accordo -.-'
    Alcuni neppure io li rileggerei, però a pagamento forse sì (periodo di magra...). Ma tanto ho sempre altre mille cose da leggere :D

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails