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domenica 13 novembre 2011

Recensione Dark Eden, di Moira Young

 Quando ho preso questo libro, convinta di quanto mi sarebbe piaciuto, ero certa che ne avrei fatto una bella recensione. Il libro, però non mi è piaciuto, anzi, mi ha proprio delusa, dunque, che fare? Mi ero ripromessa di parlare solo dei libri che avessero almeno una sufficienza sul mio personale registro, ma ho ceduto e ora eccomi qui.

Una mini recensione, niente di più.

Trama: Saba ha diciotto anni, tutti trascorsi a Silverlake, una terra desolata che quasi non ricorda più il lago di cui porta il nome. La civiltà così come noi la conosciamo è sparita dalla faccia della terra e solo dei relitti, dei quali si è perso l’uso e il significato, stanno a ricordare che c’è stato un tempo, in cui tutto era diverso. Ma va bene così per Saba, fintanto che il suo amato gemello, Lugh, è con lei. Sarà una mostruosa tempesta di sabbia e l’arrivo di quattro cavalieri a cambiarle la vita. Perché rapiscono Lugh e a Saba non resta altra scelta che mettersi sulle sue tracce per salvargli la vita e riportarlo a casa. Per riuscirci dovrà superare molte prove, combattere molte battaglie, ma quello che otterrà in cambio – l’amore, l’amicizia, e una nuova consapevolezza – sarà la ricompensa per la perdita dell’innocenza.

Partiamo dalla trama: scorre bene, complessa quanto basta per farne un'avventura interessante, nonostante a volte non sia del tutto credibile e abbia dei buchi ingiustificati. Il mondo in cui ci troviamo è post apocalittico, anche se si può dedurre solo da qualche frase qui e là. Ho trovato molto carina l'idea di chiamare  Distruttori gli uomini di oggi, quelli che in qualche modo hanno distrutto il loro stesso pianeta; sarebbe stato bello saperne di più.
Non vi sono molte descrizioni o spiegazioni, sappiamo che il posto è lontano dall'attuale Francia, che esistono alcuni nuovi animali come i verminferno, che c'è un re (di che?) cattivo e che esiste una sorta di magia o qualsiasi altra cosa attraverso cui si possa leggere il futuro nelle stelle (atrologia?) o influire su una pietra particolare.

La protagonista, Saba, è testarda e non si tira mai indietro. A tratti, il suo essere ingrata risulta insopportabile, anche se i suoi difetti la rendono un buon personaggio; peccato che sia troppo intuitiva per una che per 18 anni ha vissuto praticamente solo con la propria famiglia. Nel corso della storia cresce e lo manifesta fidandosi di più degli altri, cercando di essere meno testarda, più grata e soprattutto cercando di comprendere e amare la sorellina, Emmi, per la quale da sempre prova un grande odio, poiché la loro mamma è morta nel darla alla luce.
Direi che Emmi è uno dei personaggi che mi piace di più, assieme a DeMalo, di cui però non si sa niente: forse ci sarà una parte interessante nel seguito, ma non so se ne leggerò mai il seguito; avrei tanto voluto sapere qualcosa in più di lui in questa parte. Forse è uno dei pochi motivi per cui ero davvero curiosa di arrivare alla fine :D
Gli altri personaggi non sono male, sono abbastanza caratterizzati, anche se non lasciano il segno, né in negativo né in  positivo.
Jack, il lui della situazione, è un tipo interessante, tuttavia non mi ha lasciato niente neppure lui. La storia tra lui è Saba va troppo a singhiozzi, tra l'altro per colpa di lei, perché Saba si ostina a non farselo piacere per troppo tempo, così tanto da risultare forzato oltre che noioso. Jack ha gli occhi come l'argento della luna e un sorriso sghembo (vi ricorda nessuno?), che piace tanto agli scrittori soprattutto stranieri, ma che io ancora non ho capito cosa voglia dire. Ok, problema mio.

Altre questioni che rimangono un mistero: perché Saba si salva grazie solo alla "rabbiarossa"? Voglio dire, non è che se uno è incazzato nero automaticamente è anche il più forte del mondo. Come fa questa ragazza, che ha combattuto per gioco solo con il fratello, a diventare in quattro e quattr'otto il temutissimo Angelo della Morte?
Il suo amico corvo perché è così intelligente? Magia, mutazioni genetiche, troppa televisione?
Perché Emmi ne sa sempre una più del diavolo? Sesto senso? Occhi dietro la testa? O gli altri sono rincoglioniti e lei è l'unica che sta attenta a tutto?

Insomma, mi aspettavo molto di più da questo libro, nonostante fosse uno Y/A, invece viene costruito in maniera piuttosto banale, poco approfondita, lasciando poco e niente. Tuttavia potrebbe anche cavarsela. Allora perché non do neppure la sufficienza?
Il problema è la scrittura.
Sacrestelle! -come dicono i personaggi del libro- la punteggiatura in questo libro è fatta solo di punti e di virgole, i due punti e i punti e virgola non esistono. Le virgole prima e dopo i vocativi a volte non ci sono, creando confusione. I verbi, santa pazienza, i verbi sono tutti sbagliati! Ho letto da qualche parte che la scrittura riproduce il parlato di Saba (che non sa leggere né scrivere e non conosce i libri). Ora, ok, tolto il fatto che TUTTI parlano più o meno come Saba -quindi non c'è un metro per confrontare- da nessuna parte si dice chiaramente "lei parla così perché è una sempliciotta burina", sicché io, lettore, da cosa lo deduco? Avrebbe avuto senso se nel corso della storia lei avesse cambiato modo di parlare e dunque di scrivere, ma non accade. Oppure se qualche personaggio lo avesse fatto notare, che so, con un commento a caso o, meglio ancora, con una parlata più forbita (lo so, sono più o meno tutti sempliciotti, ragazzi che vivono per strada e simili, quindi sarebbe stato difficile). Poi, poniamo che lei non abbia i mezzi per parlare in modo più decente e che questo serva a caratterizzarla in qualche modo e a caratterizzare il mondo in cui si trova, ari-ok, allora sarebbe stato più carino se la nostra amica Moira Young avesse scritto in terza persona, così la particolarità sarebbe stata più chiara, la sua "bella" scrittura non ne avrebbe risentito, e noi non avremmo sofferto tanto! Altro punto: perché se Saba usa i congiuntivi a volte sì e a volte no, la sorellina, di nove anni, li usa più spesso di lei? In teoria non ne avrebbe dovuto usare nemmeno uno.
E va bene, chiudiamo un occhio -ma anche no- la scrittura, così come è riportata dal pensiero di Saba, non lascia niente. NIENTE. Non una vera emozione, eppure di scene commoventi ce ne sarebbero state, tra sacrifici di personaggi e ritrovamenti vari, quindi sia in positivo che in negativo. Peccato che sia tutto cotto e mangiato. "E X morì per difendere Y. Il giorno dopo…"; "E allora vidi finalmente B, come ero felice, quasi non ci credevo. A ma', che fai a cena?"
E il raccontato invece del mostrato, che viene usato fin troppo spesso, certo non aiuta.
A questo punto chiudo anche l'altro occhio e forse è meglio, perché nel tenerlo aperto leggo pezzi come questo.

Vattene via da qui, dice. Prendi Emmi e Tommo. Ash e Epona vi copriranno.
Mi si ferma il cuore. Mi ronzano le orecchie. Vuoi che ce ne andiamo?
Annuisce. Io e Ike restiamo.
No, dico.
Mi libero. Afferro dei fasci di rametti, li getto sulle fiamme. Appena prendo fuoco li lancio ai verminferno. Bruciano, gridano. Accanto a me, Jack continua a sparare con la balestra.

Ora ditemi: cosa hanno detto, chi lo ha detto, cosa ha pensato Saba e cosa hanno fatto?

 E qui:
Tu porta la bambina e ricorda, tieni la bocca chiusa, ordina Lady Pinch a Rooster mentre scendiamo. Io tratto con il Signore della Gabbia.

Lo ammetto, se si fa attenzione e si legge dall'inizio del libro, si capisce, magari rileggendolo; ma io dico -respira, Dil, respira-  per quale assurdo motivo non vengono segnalati i discorsi diretti? Perché non devi usare due cavolo di "", o di  «», o magari --? O un qualsiasi altro segno del piffero? Non lo so, mettici i cuoricini, le stelline, un'emoticon, una macchia di sangue! Ma perché non metterci niente? PERCHÈ? E perché te lo hanno pubblicato senza dirti: "ok, bel libro ma mettici dei segni"? E perché te lo hanno pubblicato in Italia senza dire: "ohibò, ma non ci sono i segni!"?? P-E-R-C-H-È???
Se qualcuno è in grado di rispondermi, per favore, me lo spieghi, magari esiste un buon motivo che io al momento non colgo. Quello che colgo ora è una scrittura confusa, resa ancora più confusa dalla prima persona al presente. In quel caso un "bruciano, gridarono" sarebbe stato diverso da un "bruciarono, gridarono". Un "Tu porta la bambina e, ricorda, tieni la bocca chiusa, ordinò Lady Pinch a Rooster mentre scendevamo. Io tratto con il signore della Gabbia", sarebbe stato diverso da quell'obbrobrio sopra. L'unica cosa che ti fa capire più o meno chi dice cosa e chi fa cosa sono gli accapo...

Leggete questo pezzo, ricordatevi che Saba è una ingrata, testarda e che non vuole ammettere certe cose neppure a se stessa:

 C'è mancato un pelo, Saba. Si siede ansimando.
Jack! Gli metto le braccia al collo. Sto tremando dalla testa ai piedi. Non sono mai stata così felice di vedere qualcuno in tutta la mia vita!
Si libera dalla stretta. Mi guarda con gli occhi socchiusi. Cosa è successo?

Nella frase in grassetto non ero certa di cosa avesse detto e cosa raccontato / pensato, conoscendo la tipa non pensavo avesse detto ad alta voce: Non sono mai stata così felice di vedere qualcuno in tutta la mia vita!
 Invece, qualche pagina dopo, esce fuori che non lo ha pensato, lo ha detto e Jack glielo rinfaccia. Io credo che, come ho confuso questa frase, potrei averne confuse altre. E quello che mi continuo a chiedere è: perché? A che pro? A che serve? In lingua originale aveva più senso?

Ne hanno già acquisito i diritti per farne un film (Ridley Scott !), se lo faranno bene, credo che sarà uno di quei film migliori del libro.

Beh, basta, dovevo fare una mini recensione e sono ore che blatero.

Piccola nota: il libro si fa leggere perché non è molto profondo o complesso, però deve interessare in qualche modo l'avventura. È probabile che quella storta sia io, visto che all'estero ha avuto molto successo (la scrittura sgrammaticata e l'assenza di tag per i discorsi diretti è stata addirittura apprezzata). È un libro per giovani adulti e io non rientro nel target, in quel caso, forse, non avrei visto come un problema la superficialità e l'immediatezza delle scene o i buchi nella trama.
La scritta sulla nostra copertina "Per amore vale sempre la pena combattere" si riferisce più che altro all'amore fraterno.
  

Dati più o meno oggettivi
Prezzo 17,00 Pag: 353 Rapp. qualità prezzo: lasciamo stare, va.
Edizioni Piemme Freeway: redazione: in teoria buona…
Copertina: 7/10 è di Barbieri, e a me lui piace sempre, tuttavia non è delle migliori
Genere: fantasy, Y/A, avventura, distopico
Libro unico: no


Scrittura: -prima persona, presente - ne ho parlato abbondantemente; presenza di due punti e punti e virgole: no; 3/10
Trama: 6.5/10
Caratterizzazione protagonista: 6/10; altri personaggi: 6/10


Voto 5/10

Consigliato: no





mercoledì 26 ottobre 2011

L'uomo che parlava con i lupi, di S. Ellis

Un commento veloce, non sono in vena di recensire, ma volevo parlare di questo libro che mi ha positivamente colpita. Io non so se Shaun sia un matto o meno, però di certo è uno coraggioso, che ci mostra il mondo dei lupi in maniera davvero interessante. C'è una frase che dice nel suo libro che permette al lettore di capire molto di lui:

«In genere gli uomini vogliono rendere gli animali che amano simili a sé; io avevo sempre desiderato il contrario.»

Il libro, per chi ama i lupi ed è interessato -se non rapito- dal loro mondo, è davvero bello, e utile anche in alcuni passaggi in cui Shaun confronta il comportamento con i cani domestici; il mio ragazzo di cani ne avuti diversi, e ho trovato molto di loro, nonché del nostro comportamento nei loro confronti, nelle parole dell'uomo-lupo.
Non conoscendo nulla di quest'uomo, il suo racconto, che è a tutti gli effetti un'autobiografia, è stato una vera sorpresa. E in qualche modo è un libro d'amore, un amore per i lupi un po' estremo, che ci mostra il loro comportamento, il linguaggio, il loro modo di concepire il branco e la famiglia; momenti vissuti attraverso gli occhi di un uomo che con loro ha vissuto nelle terre selvagge, e che sfrutta quell'esperienza per essere parte dei lupi in cattività, per aiutarli e per aiutare gli umani a comprendere.

Una nota di merito anche alla giornalista e autrice Penny Junor, che ha riportato la vita di Shaun nero su bianco con una scrittura pulita ed elegante.
Il titolo originale, "The man who lives with wolves", a mio avviso è più preciso.

Vi lascio un video che ho visto a libro finito.




venerdì 7 ottobre 2011

Uscirà Il bacio e il sortilegio di J. Carey

Buondì. Aggiorno per scrivervi che finalmente il 27 ottobre (sperando non cambi nulla) uscirà Il bacio e il sortilegio di Jacqueline Carey; in Italia è il quinto volume della saga di Imri, sarebbe la prima parte del terzo e ultimo di libro, ovvero Kushiel's Mercy.
Costa 18.60 euro e le pagine dovrebbero essere 500, ma in giro ho visto riportato anche un 384, quindi chi vivrà vedrà…

Trama: Dopo aver vendicato la morte della moglie, Imriel è libero di tornare a casa, dove lui e Sidonie rendono finalmente pubblica la loro relazione. La regina Ysandre, però, non può permettere che la delfina di Terre D'Ange si fidanzi col figlio della famigerata Mélisande Shahrizai, la donna che per ben due volte aveva cercato d'impadronirsi del regno e che poi era svanita nel nulla. Perciò, come segno della propria fedeltà, Imriel dovrà consegnare la traditrice alla giustizia, altrimenti Sidonie sarà diseredata. Grazie ai suoi legami con la Gilda Invisibile - una setta segreta ramificata in tutto il mondo - il giovane riesce a scoprire il nascondiglio della madre, ma proprio quando si prepara a partire, giunge a corte Astegal, l'ambizioso principe di Cartagine. Con un subdolo incantesimo, Astegal assoggetta al suo volere tutti gli abitanti di Terre D'Ange, compresa Sidonie, che accetta persino di sposarlo. Essendo l'unico rimasto immune, il principe Imriel si trova quindi costretto a chiedere aiuto al solo uomo che possa spezzare il potentissimo sortilegio: Ptolemy Solon, governatore della remota isola di Cytherea, nonché amante di Mélisande Shahrizai...
il bacio e il sortilegio carey

domenica 26 giugno 2011

Alcuni ultimi libri

Aggiorno sui libri letti in questo periodo, solo qualche commento, niente recensioni. E solo tre libri, per oggi.



Matched - La scelta, di Ally Condie


Trama: Cassia non ha mai avuto dubbi: la Società sceglierà sempre il meglio per lei. Cosa leggere, cosa amare. In cosa credere. E quando Il volto di Xander appare sullo schermo dell'Abbinamento, il sistema che unisce individui geneticamente compatibili per creare coppie perfette. Cassia non ha incertezze: è lui il suo Promesso, il ragazzo giusto per lei. La sua gioia, tuttavia, non durerà a lungo: un malfunzionamento del Sistema le mostrerà il volto di un'altra persona, proprio prima che lo schermo si oscuri, qualcuno che lei conosce, Ky Markham. La Società le comunica che si è trattato di un errore tecnico, cosa rara in un mondo in cui le sviste non sono ammesse, ma Cassia non può impedirsi di pensare a lui, d'incontrare il volto del ragazzo In ogni suo sogno, in ogni suo pensiero. E una domanda, la più proibita e pericolosa, inizia a farsi strada: e se non fosse lei a essere sbagliata? Se fosse Ky il suo vero Promesso? Quale sarà la scelta di Cassia? Tra Xander e Ky, tra un amore obbligato e un amore che è il simbolo stesso della ribellione, chi avrà la forza di scegliere?



Mi attirava molto, l’idea mi sembrava originale, anche perché non ho letto nulla del genere, ma mi ha un po’ delusa: l’ho trovato lento, non accade mai nulla, tranne nelle ultime pagine. È un romanzo Y/A e per questo mi è mancato qualcosa. Le prime pagine sono carine perché c’è la novità e la morte del nonno, ma non bastano a tirare su un intero libro per bambini, perché, lo ammetto, se avessi avuto 15 anni forse mi sarebbe piaciuto di più.


Tra l’altro non ho capito perché la protagonista si innamori di Ky, mi pare più una curiosità nei confronti di un ragazzo diverso. E povero Xander, è tanto caruccio! Poi ho notato, proprio di recente, che i triangoli, soprattutto tra ragazzini, mi hanno veramente rotto.


Scrittura semplice e lineare.


In conclusione, voto: 6.5


***



Angeli ribelli - Gemma's Trilogy vol.2, di Libba Bray


Trama: La società vittoriana di fine Ottocento, i balli dell'aristocrazia londinese e la magia di regni incantati e meravigliosamente insidiosi. Chi ha imparato ad amare Gemma Doyle, l'eroina di "Una grande e terribile bellezza", troverà nuove emozioni in questo secondo capitolo della saga. Insieme a Gemma - sempre più consapevole dei propri poteri magici e ancor più decisa a distruggere definitivamente la malvagia Circe - ritroviamo la timida Ann, l'ostinata Felicity, il misterioso Kartik e l'affascinante corteggiatore Simon Middleton, oltre a spiriti e presenze oscure, amici perduti e nemici ritrovati. Appuntamenti mondani, lezioni d'arte sulla caduta degli angeli ribelli, visite al manicomio di Bethlem e apparizioni di inquietanti fanciulle vestite di bianco, trasformano le vacanze di Natale di Gemma in una corsa a perdifiato nell'ignoto, alla ricerca del Tempio ma soprattutto di se stessa. Un'Odissea al femminile, con una protagonista e voce narrante forte, indipendente e passionale, in cui sogno e realtà, visione e incubo si fondono in una rilettura del romanzo gotico vittoriano e dei feuilleton di un tempo, ma con echi di un moderno fantasy e la verve di un manga.



Benché anche questo sia Y/A e ci sia una sorta di triangolo, beh, non ci sono paragoni con quello sopra. Il primo (ne ho parlato qui) mi era piaciuto moltissimo, questo mi è piaciuto ancora di più: mi hanno catturato le ambientazioni, le atmosfere, i colpi di scena anche se alcuni li avevo previsti.


La scrittura è pulita e molto bella. Le frasi non sono né troppo corte né troppo lunghe.


MI SONO PERDUTAMENTE INNAMORATA DI KARTIK. Spero che nel terzo possa avere più spazio.


Rispetto al primo, la storia è più originale, complessa e in parte più adulta, nel senso che sembra più rivolta alla parte adult e meno alla parte young. Come per il primo, invece, ottima caratterizzazione dei personaggi; la magia non mi ha mai infastidita nonostante non sia il mio forte; è molto gotico, femminile e vittoriano, eppure -nonostante i miei gusti- non c’è nulla che non mi sia piaciuto.


Voto: 9


***




Il tuo cuore mi appartiene, di Dean R. Koontz


Trama: Ryan Perry ha il mondo in tasca: è un uomo di successo, possiede una villa faraonica, ha una bellissima fidanzata, Samantha, con cui sta per sposarsi, e tutta la vita davanti. O almeno così crede, fino al giorno in cui scopre di essere affetto da una malformazione cardiaca che gli lascia molto poco da vivere. Da quel momento la sua esistenza si riduce a una infinita serie di esami, visite, ricoveri in ospedale, che lo fanno sprofondare in una spirale sempre più cupa di angoscia e ossessioni. Solo quando si profila all'orizzonte la possibilità di un trapianto, Ryan sembra ritrovare un po' della speranza perduta. Ma non può immaginare che, una volta conclusa con successo l'operazione, nulla per lui sarà più come prima. Minacciose presenze che solo lui percepisce si insinuano nella sua vita, assediandolo nelle troppe stanze della sua villa; allucinazioni orribili lo perseguitano, e macabri oggetti compaiono dal nulla - un pendente a forma di cuore, un video cruento dell'organo pulsante - accompagnati da un messaggio di terrificante chiarezza: il tuo cuore mi appartiene. Da quel momento, il terrore si impadronisce di Ryan, finché tutte le sue paure prenderanno la forma fin troppo concreta di una sconosciuta dagli occhi a mandorla. Una donna che nasconde un'atroce verità, e che è più vicina al cuore di Ryan di quanto lui stesso possa immaginare...



Dunque, dunque mumble, mumble, il romanzo non sarebbe male, scritto bene, in maniera un po’ asciutta per i miei gusti, ma comunque pulita. Il problema, secondo me, è il titolo del libro, oltre alla quarta di copertina, infatti il protagonista si opera oltre la metà del libro: tutto quello che viene descritto nella quarta (e che mi ha attirata), in realtà succede dopo molte pagine; all’inizio, quindi, la prima buona metà l’ho trovata noiosa e inutile.


Alla fine si scopre la sua utilità, ma ormai hai letto il libro con uno spirito deluso e annoiato…


Voto: 6.5







martedì 3 maggio 2011

Quando il diavolo ti accarezza & Il profumo del sangue

Vi dicevo dei libri, in questo periodo ne ho letti un bel po’, tra questi Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi e Il profumo del sangue di Nalini Singh. Peccato averli letti uno di seguito all’altro perché sono molto simili nel genere e nel modo di affrontare il genere; il finale, che non rivelo, è… diametralmente opposto.


Premetto che non ho nessuna voglia di fare una delle mie lunghe recensioni, anche perché da quando li ho letti è passato un mesetto circa.
Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi

Trama: In una Milano buia e sferzata dalla pioggia, Lena sta inseguendo la sua amica Sofia, misteriosamente caduta in uno stato di trance. Davanti alla mole imponente della stazione Centrale, tra i marmi fievolmente illuminati dalla luce dei lampioni, la giovane assiste a un incredibile duello: un'immensa creatura di fuoco sta per annientare un ragazzo nudo e coperto di sangue. D'istinto Lena interviene e permette al giovane di approfittare di un momento di distrazione dell'avversario per rovesciare le sorti della battaglia e decapitarlo con la sua stessa spada. Solo che l'assalitore era un angelo e il giovane, Arioch, un demone appena evocato per uccidere Sofia.
Lena è determinata, coraggiosa, testarda e per salvare la sua migliore amica è disposta a tutto, anche a mettersi contro un demone. Arioch è antico come il mondo, violento, sanguinario e ha una missione cui è vincolato. E, purtroppo per Lena, ha anche due occhi penetranti e stregati...

Lui è italiano e scrive molto bene, questo è il suo primo libro che leggo (il suo quarto) e sono stata piacevolmente colpita. È laureato in Storia delle religioni e si vede! Le sue conoscenze sono diffuse in tutto il romanzo, mai in maniera pesante, anzi le ho trovate davvero interessanti.

Ogni suo personaggio ha una determinata valenza nel corso di tutta la trama, tanto che si apprezzano un po’ tutti, forse per certi versi più dei due protagonisti. Notevole come riesca a sfruttare la figura dell’ex di Lena; intrigante la sua piccola amica Sofia; interessante la figura di Khaled; e fantastico senza ombra di dubbio il demone Azazel, che ricorda un poco Bartimeus di Stroud.


La trama scorre bene, la storia d’amore seppur centrale non è mai petulante, forse un po’ cotta e mangiata al dunque, ma chiudiamo un occhio. Ad essere onesti ho capito molto bene l'imprinting per cui lui si innamora di lei (anche se se ne rende conto piano, piano), ma proprio non mi quadra perché lei se lo porti subito a casa... In generale, considerando il breve lasso di tempo di tutta la vicenda, lei non è credibile nel suo adattarsi a una situazione così soprannaturale, figuriamoci quella di innamorarsi perdutamente di un diavolo...


Come accade negli ultimi scritti (compreso il mio piccolo racconto) su questo nuovo genere, il concetto di angeli e di demoni viene rivisitato e nessuno è mai troppo buono o troppo cattivo. Ci sono solo delle leggi universali da rispettare e pare proprio che ogni autore si faccia le sue : )


Mi piace confrontarle tra loro.


L’ambientazione è a Milano, città che non conosco, tuttavia ho apprezzato tantissimo l’ambiente italiano, dopo tanti urban fantasy americani. Non solo: la maggior parte di questi ultimi hanno luoghi anonimi come sfondo, Tarenzi, invece, descrive proprio Milano, inserendola a perfezione nella trama e nel contesto magico.



Dati più o meno oggettivi

Prezzo 18,oo Pag: 358 Rapp. qualità prezzo: avrei abbassato di tre euro...

Edizioni Salani: redazione: buona


Copertina: 7.5/10


Genere: urban fantasy, azione, romance, angeli, demoni

Libro unico: sì


Scrittura: -terza persona, passato - chiara, scorrevole; presenza di due punti e punti e virgole: sì; 9/10

Trama: 8.5/10

Caratterizzazione protagonista: 8/10; altri personaggi: 8.5/10



Voto 8.5/10


Consigliato: sì.

Frase: Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima (è un proverbio)


***


Il profumo del sangue di Nalini Singh

Trama: Cento anni di schiavitù in cambio della vita eterna: questo è il patto che viene stipulato tra un uomo che vuole diventare vampiro e l’angelo che decide di Crearlo. In apparenza è un accordo molto vantaggioso, ma spesso non viene rispettato e, in caso un vampiro fugga prima del termine, è compito dei Cacciatori rintracciarlo e restituirlo al suo padrone. A New York, nessuno svolge questo lavoro meglio di Elena, perché lei possiede la capacità innata di «fiutare» la brama di sangue. Ed è proprio grazie al suo straordinario dono che viene scelta da Raphael, l’arcangelo della città, per un incarico delicatissimo: trovare e neutralizzare Uram, un arcangelo che si è trasformato in un efferato assassino. Elena non può rifiutare, anche se si tratta di una missione suicida: nessun umano, infatti, può sconfiggere Uram, e, nella remota eventualità in cui riuscisse a sopravvivere, la punizione per aver fallito sarebbe peggiore della morte. Su una cosa è tuttavia irremovibile: non accetterà mai la proposta di Raphael di diventare la sua nuova amante. Ma ben presto Elena scoprirà che non si può resistere al fascino di un immortale...



La scrittura non è male, anche se non perfetta, diciamo che tra trama e scrittura scorrevole, si fa leggere in un baleno. Ammetto di aver iniziato questo romanzo con un po’ di scetticismo, nonostante la molta curiosità, un po’ perché quando ci sono vampiri anche se solo accennati mi viene l’ansia, un po’ perché pensavo fosse il solito urban erotico alla Kenyon o le varie Anita Blake.


Intendiamoci, la tensione sessuale c’è, è altissima e sarà anche descritta al dettaglio, tuttavia la trama ha il suo spessore in parte indipendentemente dal lato erotico. Tutti i personaggi sono molto accattivanti, e spero che alcuni di essi nel seguito possano avere più spazio; i due protagonisti sono ben delineati e mi piace che non vadano a letto dopo due pagine!


Anche qui, Male e Bene non rispecchiano il nostro immaginario, confondendosi tra arcangeli, angeli, umani vari. I vampiri, o almeno Dmitri, fanno la loro porca figura. Il finale mi è piaciuto molto, non mi ha del tutto sorpresa, ma credo che questo sia dipeso dalla lettura recente di Quando il diavolo ti accarezza (non che siano uguali, anzi.)


Lettura davvero piacevole.



Dati più o meno oggettivi

Prezzo 18,6o Pag: 413 Rapp. qualità prezzo: avrei abbassato di tre euro abbondanti...

Edizioni Nord: redazione: buona

Copertina: 7/10 (in realtà la copertina è bellissima! Peccato che non c'entri quasi niente con la storia...)

Genere: urban fantasy, azione, romance, erotico, angeli, demoni, vampiri

Libro unico: no



Scrittura: -terza persona, passato - chiara, scorrevole; presenza di due punti e punti e virgole: sì; 8/10

Trama: 8/10

Caratterizzazione protagonista: 8.5/10; altri personaggi: 8.5/10

Voto 8/10

Consigliato: sì. (over 16)


lunedì 14 febbraio 2011

Recensione Graceling e Fire, di Kristin Cashore

Come promesso sono qui a parlarvi di libri, strano, eh! Cerco di essere breve, questa volta.

I libri sono quelli del titolo del post, dove Graceling è il primo e Fire è il prequel.



Graceling.

Trama: Tutti i Graceling hanno gli occhi di due colori diversi. Tutti i Graceling hanno un Dono. Difficile è però sapere quale Dono possiedono: a volte anche per loro stessi è duro capirlo e controllarlo. Ci sono Doni quasi inutili, come la capacità di ripetere le parole al contrario o di ricordare certi dettagli. Katje ha diciotto anni e il suo Dono è un'arma terribile nelle mani di suo zio, re Rand. Il futuro le può riservare un posto sicuro al fianco di quest'uomo vendicativo o infinite sorprese, come l'incontro con un Graceling dallo sguardo intenso che sembra conoscerla fin troppo bene.

L’ho letto in pochissimo tempo perché mi ha presa subito e la trama scorre leggera e interessante, il dono di Katje (nell’originale si chiama Katsa) è particolare e ci presenta una protagonista nuova, forte e indipendente; tuttavia il libro ha i suoi difettucci, primo tra tutti direi l’insopportabile femminismo della protagonista, che non è mai spiegato, non si capisce perché lei abbia questa idea del matrimonio, dell’amore e dei figli come di qualcosa assolutamente da non fare, che non vuol dire che doveva per forza essere diversa per piacere al lettore, ma che per avere senso (essendo un aspetto molto forte), doveva quanto meno essere spiegato. Lei scopre di amare lui e… nooooo io non posso innamorarmi di te perché non mi voglio sposare. Beh, sì, un concetto davvero moderno e intelligente. Povero Po Verdeggiante! E povero Po Verdeggiante, perché ha questo nome terribile…

Inoltre non vi è una vera e propria crescita della protagonista poiché l’unica che ha non dipende da una sua maturazione, quanto dalla comprensione del dono che possiede (non spiego di più per motivi di spoiler).

Il climax del libro -la lotta con il cattivo, per intenderci- è cotta e mangiata. Da rimanerci di sasso, e io ci sono rimasta di sasso, però è particolare e ci può stare; la nota stonata è anche nella fine, però: siccome la tipa è un assassina, la tipa è femminista, insomma il libro è fuori dagli schemi, non si poteva avere un vero happy ending, ma l’ho trovato forzato e del tutto fuori luogo.

Nonostante ciò, è il libro di un’esordiente, lei scrive abbastanza bene, a parte qualche scena raccontata più che mostrata. Come personaggi secondari, non sono male il figlio del re -cugino e amico di Katje- e Bitterblue, cuginetta di Po.

Se fosse stato un libro per adulti e l’autrice si fosse lasciata più andare, credo che avrebbe giovato; la Cashore sarebbe dovuta entrare più nel dettaglio evitando di presentare mille aspetti e situazioni, poi abbandonati in superficie.

A conti fatti però è stata una lettura davvero piacevole, un mondo fantastico nuovo, una trama abbastanza complessa, un’eroina interessante, forse più adatta a un pubblico femminile.

Dati più o meno oggettivi

Prezzo 14,oo Pag: 495 Rapp. qualità prezzo: avrei abbassato di due euro...

Edizioni DeAgostini: redazione: buona

Copertina: 8/10

Genere: fantasy, azione, avventura, romance, young/adult

Libro unico: no (prequel uscito in Italia, e sequel ancora non uscito)

Scrittura: -terza persona, passato - chiara, scorrevole; presenza di due punti e punti e virgole: sì, 8/10

Trama: 8/10

Caratterizzazione protagonista: 8/10; altri personaggi: 7.5/10

Voto 8/10

Consigliato: sì.

***




Fire.

Trama: Al di là dei sette regni vivono creature dalla bellezza mozzafiato, animali dai colori sgargianti capaci di ammaliare gli uomini e di prendere possesso delle loro menti. Sono i mostri. Fire è una di loro: l'unico mostro in tutta la Valle con sembianze umane. Molti vorrebbero impadronirsi del suo enorme potere e sfruttarlo per usurpare la corona, ma Fire ha giurato di usare il suo fascino solo per difendersi dai suoi nemici. Non è facile, però, mantenere i buoni propositi. Non quando re Nash e i suoi fratelli hanno bisogno del suo aiuto. Non quando un intero esercito è pronto a sacrificarsi per proteggere quel che rimane del regno. Non quando il principe Brigan le sta così vicino.

Beh, ecco, questo libro in parte è stato una delusione. Non c’è stata una vera crescita in termini di scrittura, ma questo sarebbe l’ultimo aspetto: la trama è inesistente, di fatto non va mai avanti, a parte le ultime 50 pagine, per il resto è un… troiaio, passatemi il termine.

Motivo per cui, tra l’altro, a mio avviso non è affatto un libro Y/A (quando l’ho comprato era nella sezione bambini!!!): Fire ha 17 anni, va a letto con il suo migliore amico, quasi fratello (che nel frattempo va a letto con tutte quelle che gli capitano a tiro, mettendone incinta due per tre!), e lo fa con un cinismo e un disinteresse che non sono propri della sua età, fosse stato un libro per adulti, almeno ci saremmo gustati le suddette scene, invece no, è uno Y/A e quindi niente scene succulente di sesso. Ok che oggi i giovani sono figli di Moccia, però mi sembra un tantino fuori target.

I colpi di scena sono carini, però che cavolo, sono tutta una serie di omicidi, patricidi, adulteri, stupri, aho, e che ansia!! Come se non bastasse non serve quasi a nulla per la trama. Per non parlare del fatto che lei ha bisogno di una scorta ogni volta che ha il ciclo sennò i mostri se la pappano… va bene, sorvoliamo.

Nonostante Katja fosse un’assassina femminista ero riuscita ad immedesimarmi molto di più in lei che non in Fire, amante dei cavalli e desiderosa di avere figli (che non avrà mai perché, udite, udite, si è fatta sterilizzare!). Anche l'ambientazione qui è inesistente, mentre se per lo più abbozzata (ma stava bene nel tipo di storia), in Graceling è descritta e importante per le varie vicende.

Il libro è il prequel del primo solo perché uno dei personaggi secondari appare (a mio avviso in maniera forzata) un paio di volte, per finire nel nulla. L’unico personaggio femminile davvero forte, poi viene ammaliato anche lei dal migliore amico di Fire e perde dieci punti; di fatto quindi l’unico vero personaggio femminile forte, sensato e coerente è una bimbetta di 5 anni (che, ringraziando il cielo, non va a letto con nessuno, però vorrebbe sposarsi con l’amico in questione di Fire).

Brigan si innamora di Fire per motivi oscuri, o se non sono proprio oscuri, banali; se non altro lei non salta nel letto di lui o viceversa, però quando questo -di grazia- avviene, non solo non viene descritto, ma manca di sentimento nella maniera più totale: del tipo “si baciarono e poi lei lo condusse a letto”, e tanti cari saluti.

L'unico aspetto interessante è il conflitto che la protagonista vive con il ricordo del padre e la crudeltà di lui, che in qualche modo diviene un conflitto con se stessa.

Devo essere onesta, non so se consigliare o meno questa soap opera… pardon, questo fantasy per giovani adulti, neppure a chi è piaciuto Graceling. Ma, sempre per onestà, sottolineo che in America ha moltissimi pareri positivi.

Dati più o meno oggettivi

Prezzo 15,9o Pag: 492. Rapp. qualità prezzo: insomma

Edizioni DeAgostini: redazione: abbastanza buona

Copertina: 7/10

Genere: fantasy, azione

Libro unico: vedi sopra

Scrittura: -terza persona, passato - chiara, scorrevole; presenza di due punti e punti e virgole: sì, 8/10

Trama: 5/10

Caratterizzazione protagonista: 6/10; altri personaggi: 6/10

Voto 6/10

Consigliato: non saprei.

domenica 23 gennaio 2011

La gladiatrice, di Whitfield Russell

Cercherò di essere oggettiva in questa recensione, anche se, quando ho girato l’ultima pagina, ho messo su goodreads 5 stelle. So che non le merita perché ha errori e diversi difetti, però mi ha fatto uno strano effetto in termine di emozioni. Ma andiamo con ordine, ecco la trama:

Unica sopravvissuta a un naufragio sulle coste dell’Asia Minore, la spartana Lysandra finisce nelle mani di Lucio Balbo, il proprietario di un ludus nei pressi di Alicarnasso, nel cuore dell’Impero romano d’Oriente, dove vengono addestrate giovani gladiatrici. La fiera Lysandra, discendente da un antico ordine di sacerdotesse guerriere, non accetta il suo nuovo status di schiava. Costretta a combattere nell’arena per riottenere la libertà, grazie alla sua straordinaria abilità nell’arte gladiatoria, conquista l’adorazione delle folle, esibendosi con il nome di battaglia di Achillia, e si guadagna il rispetto del lanista, il proprietario della scuola. Dotata di un carisma da leader, grazie all’eccezionale destrezza con le armi, la gladiatrice sconfigge una dopo l’altra le avversarie più temibili, fino alla sua nemica giurata, Sorina, a capo del clan barbarico del ludus. Nell’ultimo spettacolare combattimento, organizzato in onore dell’emissario imperiale in visita alla città, Lysandra affronterà la sua prova più difficile: una sfida all’ultimo sangue. Le avvincenti descrizioni dei combattimenti e l’appassionante ricostruzione della vita all’interno del campo, tra la durezza dell’addestramento, le umiliazioni subite dalle schiave, lo spirito di squadra che unisce tra loro le lottatrici, non senza qualche incursione nell’amore saffico, fanno di questo romanzo un affascinante affresco storico che rivela aspetti inediti dell’antica Roma al tempo di Domiziano.


La storia, per lo scrittore, nasce da un bassorilievo di Alicarnasso in cui vi sono due gladiatrici alle quali viene data la libertà, se non volete rovinarvi il finale, non vi conviene leggere i nomi delle due donne. Io credo che, partendo da ciò, l’autore si sia mosso molto bene; anche io quando ero più piccola mi inventavo alcune storie su “brandelli di vita archeologici”, era divertente.


Tornando al romanzo, Lysandra è una protagonista con cui è difficile entrare in sintonia e mi rendo conto che possa non piacere: è testarda, arrogante, bellissima, vendicativa e non prova sensi di colpa ad uccidere. È figlia di Sparta e chi di noi può riuscire a immedesimarsi in lei, oggi? (la domanda è retorica, ma spero nessuno :D) Tuttavia, non so, è seducente, non solo per i personaggi che le girano intorno, ma anche per il lettore, o almeno per me. Nonostante tutto è molto donna, che vuol dire che è molto sicura di sé e nello stesso tempo si fa delle paranoie -che non ammetterebbe mai e che fa fatica ad ammettere anche a se stessa- In tutto il libro non vi è una vera crescita del suo carattere, cosa che da molti è stata criticata. Come forse sapete, a me piace molto quando un personaggio matura e, tuttavia, la sua mancanza di un cambiamento radicale l’ho trovata coerente con la sacerdotessa spartana, cresciuta per ben diciannove anni in un modo duro e militarizzato fino all’eccesso. Tra l’altro, per quanto rimanga sempre uguale, alla fine viene smussata in qualche modo: accetta l’amicizia di una ragazzina, si lascia andare all’amore ed ammette poco a poco a se stessa -e alla fine a due amici- di avere paura, e l’ammissione della paura per un figlio di Sparta non è accettabile, la paura è uno “stato mentale”.


Il mondo che le gira intorno è crudele, ma è il mondo di quel tempo, vive in un ludus, accetta-solo dopo l’aiuto di un sacerdote ateniese- il suo nuovo ruolo di schiava e combatte per la libertà, la propria. Sangue e violenza non sono risparmiati in nessun modo, né lo sono le scene di sesso. Non amo le storie omoerotiche, ma non vedo come possano essere criticate in questo contesto (molti lo hanno fatto), un mondo fatto di donne, di donne forti, alcune delle quali non disprezzano assolutamente l’altro sesso. Purtroppo l’amore saffico tra Lysandra e Eirianwen, a mio avviso, perde un po’: perde di sentimento nelle scene erotiche (mi chiedo sempre se questo dipenda dalla scrittura da parte di un uomo) e perde nel complesso della storia, perché, a parte la bellezza di entrambe, non si capisce bene il motivo per cui queste due donne arrivino a provare un sentimento forte come l’amore; è un peccato poiché sembra che sia messo là solo “perché lo dico io”, ovvero l’autore. Sarà comunque Eirianwen a smussare per prima la rigidità fisica e mentale della spartana e a donarci un po’ di passione.


Gli altri personaggi son ben delineati, tutti assumono un ruolo preciso, hanno spessore lungo tutto il romanzo e alcuni di loro affrontano cambiamenti degni di nota. Ho adorato Telemaco, il sacerdote ateniese, che prima diviene amico per soldi, poi per affetto; avrei preferito un ruolo più grande per lui. Non è male neppure Lucio Balbo, il lanista -ovvero il proprietario del ludus dove si allenavano i gladiatori- che, nonostante il lavoro che fa e la sete di soldi, rimane molto umano; decisamente non credibile il dono che fa alla fine a Lysandra. Catuvolcus, uno degli istruttori, di cui non riesco a pronunciare il nome, è un personaggio ben costruito, può piacere o meno, ma il suo carattere, le sue mille reazioni sono reali e comprensibili. Anche le altre gladiatrici che girano intorno alla trama sono diverse tra loro, con le loro diverse culture, i loro vizi, le loro personalità.


Non è certo un libro per ragazzini -come avevo pensato all’inizio, quando ho regalato il libro al mio ragazzo- e la scena di stupro è molto forte, a me personalmente ha fatto davvero male in termini di emozioni; mi sono commossa quando Lysandra parlando con Balbo in seguito (non posso spiegare meglio perché sarebbe uno spoiler), mostra le sue lacrime al lanista: Lysandra è arrogante, dura, piena di odio e di voglia di vendicarsi, ma è una donna, una donna violata, uno stupro è uno stupro. Trovo che sia stata una scelta sagace da parte dell’autore.


L’ambientazione è molto buona, uno spaccato della vita durante l’impero di Domiziano, primi anni 100 dopo Cristo, che non riporta la storia da come la conosciamo nei libri di scuola, ovvero per le grandi gesta e le date più importanti, bensì attraverso la vita di donne, schiave -romane, elleniche e barbare- che combattono per la propria libertà, in Asia Minore, in un periodo di pace in cui, però, le diverse civiltà si scontrano attraverso le personalità delle schiave. Ammetto di non avere grosse altre conoscenze di questo periodo, vorrei però riportare un’obiezione del mio ragazzo che si è adirato all’idea che morissero tante gladiatrici, infatti oggi è un dato riconosciuto che la morte dei gladiatori, se non altro per motivi di denaro (i gladiatori erano trattati molto bene, curati, allenati, partecipavano a feste e avevano una notevole libertà di movimento), fosse cosa rara. Nel libro viene detto in qualche modo, e, secondo me, le morti riportate sono significative all’interno della trama stessa, lui, però, ritiene che non sia abbastanza, quindi immagino che per gli “addetti ai lavori” e gli estimatori sia un notevole punto a sfavore.


La trama è coerente, incentrata sulla figura di Lysandra, la sua personalità e le sue nemesis, ovvero il proprio stupratore e la sua nemica giurata. La fine lascia un po’ con l’amaro in bocca, prevedibile per chi conosce il suddetto basso rilievo; il fatto che lei e l’intero ludus si alleni per qualcosa che poi non succederà fa storcere il naso. Vi è un seguito, intitolato Roma Victrix, dovrebbe uscire in Gran Bretagna a maggio, in Italia ancora non è dato sapere.


Whitfield ha una scrittura pulita, per essere un’esordiente non vi è proprio nulla da dire: non vi sono frasi troppo corte, né troppo lunghe, buon uso di avverbi e aggettivi. Qualche scena raccontata, ma nulla di più. C’è una cosa che proprio non mi è andata giù, ma suppongo che dipenda dall’edizione italiana: uno dei personaggi a un certo punto dice “e stop!”, beh, detto in epoca romana ad Alicarnasso nun se po’ senti’! Un paio di refusi, per il resto un buon editing da parte dell’Aliberti che, tra l’altro, è una casa che non conoscevo prima di ora. Deve avere una buona distribuzione perché la sua copertina mi ha praticamente catturata in ogni libreria in cui sono stata.


In effetti, ho iniziato a fare le ronde a questo libro per gli occhi piazzati sulla copertina nonché per il verde acqua della stessa, ci ho girato più volte intorno a dicembre, alla fine non sicura che potesse piacermi la trama, l’ho regalato per Natale al mio ragazzo, il quale ama i romanzi che si svolgono in epoca romana. Pensavo di farmi dire da lui se poteva essere un libro anche per me. Ho letto dieci pagine a casa sua, ma siccome non lo aveva finito, l’ho dovuto lasciare, l’ho preso dopo qualche tempo e in una giornata -finalmente- libera, l’ho letto. Tutto insieme!


Come dicevo all’inizio, non è possibile immedesimarsi in Lysandra, tuttavia oserei dire che mi ha catturata in pieno. Un affresco accattivante a tinte forti. Un racconto struggente che non scende nella pietà fine a se stessa, una carica piena di eccessi che ben si adattano al mondo descritto, fatto di combattimenti, azioni, passioni, umiliazioni, forza e volontà, e dai sentimenti più diversi.



Dati più o meno oggettivi

Prezzo 17,oo Pag: 368. Rapp. qualità prezzo: avrei abbassato di due o tre euro...

Edizioni Aliberti: redazione: buona

Copertina: 10/10

Genere: storico, azione

Libro unico: no


Scrittura: -terza persona, passato - chiara, scorrevole; presenza di due punti e punti e virgole: sì; 9/10

Trama: 8/10

Caratterizzazione protagonista: 8.5/10; altri personaggi: 9/10


Voto 8,5/10

Consigliato: sì; ma è per un pubblico adulto e dallo stomaco forte.



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