In questi ultimi dieci giorni sono stata occupata con beghe familiari, dentistiche e oculistiche che mi hanno stressato più del dovuto, mettendomi più ansia per i miei doveri e togliendo più tempo ai miei piaceri: tradotto, un periodaccio. E temo proprio che non sia finito, ohibò.
La scorsa settimana, una scrittrice che conosco (e lavora in una piccola, nuova, casa editrice romana) mi ha chiesto di inviare due capitoli significativi del mio manoscritto - oltre a sinossi e dati personali. Ho avuto un attimo di puro panico: e ora quali mando? I pochissimi lettori del mio romanzo non hanno saputo consigliarmi. Il fatto è che di punti salienti ce ne sono diversi, lo stesso vale per i personaggi e per le situazioni, e scremare solo su due capitoli mi appariva riduttivo per rappresentare l’intero contenuto. Ci sono parti a cui sono più affezionata, tuttavia non sono comprensibili se lette a sé, senza arrivare a quella determinata situazione/emozione attraverso tappe precise (per esempio, il rapporto sentimentale tra i due protagonisti, dopo un attimo di pura passione, segue un percorso complesso, fatto di incertezze dei due e di ostacoli imposti dall’esterno -più o meno come avviene nella realtà- ma se non si leggono prima questi, non si possono comprendere i meccanismi che li portano a fare alcune scelte. O meglio... si comprendono, non ci vuole chissà quale laurea, ma non si leggerebbero, a mio avviso, nell’ottica giusta). Alla fine mi son decisa, ho fatto leggere le due parti a SilSaraSan, che non ha letto l’intero manoscritto, e mi ha dato la sua benedizione.
Nel fare questa semplice operazione, ho notato una serie di errori che ancora una volta mi hanno impanicata: ripetizioni di termini, virgole di troppo, un punto mancante alla fine di una frase e un indicativo al posto di un congiuntivo. ARGH! Risultato: sto ricorreggendo il tutto per l’ennesima volta.
In verità, era parecchio (il mio parecchio) che non lo rileggevo, e ora noto di più la punteggiatura, non proprio esatta in ogni punto, o la ripetizione di alcuni termini a due pagine di distanza (per esempio la parola “azzurro” nella descrizione di un luogo e la parola “scintillò” in un combattimento). Per quanto legatissima alla storia e ai suoi protagonisti, già adesso sono in grado di notare di più alcune pecche, come se fossi più esterna. Certo non si può notare tutto, poi si sa, molti errori neppure saltano agli occhi perché il cervello si dice da solo cosa ci sia scritto, prima ancora di averlo letto. Il mio in particolare è anche soggetto a pigrizia da bradipo fumato.
Me ne farò una ragione; prima o poi.